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Approfondimenti27 Luglio 20220

Protesi al ginocchio, cos’è e quando metterla

Il ginocchio è un punto molto delicato del nostro corpo, la sua articolazione è spesso soggetta a danni più o meno gravi: un movimento brusco, una pressione eccessiva o un forte trauma. A seguito di questi, l’articolazione tra femore e tibia si rompe irreparabilmente, lasciando intraprendere come strada possibile la sua sostituzione con una protesi al ginocchio.

Cause, sintomi e soluzioni

La rottura dell’articolazione al ginocchio può avvenire in diversi modi. Porta sintomi molto fastidiosi come forte dolore, pesantezza alla gamba e difficoltà di movimento. Nei casi più lievi si può intervenire con l’adeguata cura e sedute mirate di fisioterapia, ma in quelli più gravi bisogna intervenire con l’inserimento della protesi. Le rotture peggiori sono conseguenziali alle seguenti patologie:

  • Osteoartrosi:  Si tratta dell’erosione della cartilagine articolare, dovuta a uno sfregamento continuo per questo vengono anche definite “artrosi da usura”. Molto diffusa tra le persone anziane, è uno dei più frequenti presupposti per l’impianto protesico. I sintomi di questa patologia sono forti dolori al ginocchio e difficoltà di movimento.
  • Emofilia: una patologia ereditaria caratterizzata dalla difficoltà del proprio sangue di coagularsi adeguatamente. Le continue ferite sanguinolente che si creano all’interno indeboliscono l’articolazione che provoca dolore a causa del suo irrigidimento. Proprio per queste sue caratteristiche l’emofilia tenda a colpire le articolazioni di caviglia e, appunto, ginocchio.
  • Artrite reumatoide: una patologia autoimmune che consiste in un mal funzionamento del sistema immunitario, il quale non svolge funzione difensiva ma attacca le articolazioni riconoscendole erroneamente come possibili minacce. Quest’ultime si trasformano diventando così tumefatte, indolenzite e deformate.

Nel caso di tutte e tre si tratta di patologie progressive, il cui aggravarsi avanza con il passare del tempo.

  • Displasia ossea/deformità del ginocchio: sono problemi congeniti, presenti nel corpo fin dalla nascita. Si tratta di quei casi in cui le ossa articolatorie si dispongono in modo inconsueto causando la perdita nel tempo della loro integrità e mobilità
  • Osteonecrosi: una malattia dovuta a una cattiva ossigenazione del sangue nel tessuto osseo, questo porta alla morte del tessuto e a gravi fratture dell’osso, nei casi più estremi a un suo collasso. L’osteonecrosi in molti casi è dovuta a un eccessivo consumo di bevande alcoliche.
  • Gotta: patologia antica che porta a un eccesso di acido urico, il quale si deposita e sedimenta nelle articolazioni, causandone gonfiore e dolore.

In tutti questi casi, alla fine si arriva alla rottura dell’articolazione, ma come? La cartilagine che ricopre le ossa si consuma a causa della patologia e di conseguenza femore e tibia, non più protetti dallo strato cartilagineo, sfregano tra loro.

Protesi al ginocchio: l’intervento

La protesi al ginocchio è un intervento effettuato su pazienti di età compresa tra 60 e 80 anni, per persone più giovani si protende verso altri tipi di interventi  più duraturi, infatti, questa ha una durata massima di 10/20 anni. Gli interventi di protesi al ginocchio si differenziano per:

  • Protesi monocompartimentale o parziale: in rari casi non è necessario sostituire tutte le parti, ma l’usura potrebbe limitarsi solo a una di esse, o femore o tibia. Questo genere di operazione raramente viene prediletta a una protesi totale per diversi motivi, primo fra tutti la sua durata ridotta a 10/15 anni massimo. Un secondo intervento futuro di sostituzione della protesi è molto impegnativo e complicato, al punto che spesso è comunque preferibile applicare una protesi totale. Inoltre, l’intervento parziale ha benefici minori: il dolore rimane latente e aumenta nel tempo, via via che il resto delle articolazioni tende a cedere e peggiorare. I vantaggi, di contro, sono tempi di ripresa molto più brevi e riabilitazione poco impegnativa, dovuti al taglio meno profondo caratteristico di questo tipo di intervento.
  • Protesi totale: femore e tibia sono così consumati che bisogna sostituirli con implementazioni artificiali in metallo; nei casi più estremi è necessario rimuovere anche la rotula, per questo esistono protesi totali complete anche di quest’ultima. L’intervento è molto invasivo, effettuato quasi sempre sotto anestesia totale. Si tratta di un’incisione profonda all’altezza della rotula, si procede con la rimozione degli elementi mal ridotti e dell’inserimento di placche in metallo al posto di femore (placca curva) e tibia (placca piatta), tra le due viene messo un inserto in plastica che funge da spaziatore, così come lo strato di cartilagine ormai inesistente.  La protesi totale ha una durata di 15/20 anni.

Scegliere una protesi totale piuttosto che parziale? Una scelta difficile e da ponderare a dovere che spetta unicamente al chirurgo. La sua scelta si basa su diversi fattori da valutare: peso del paziente, malattia di base e soprattutto l’età del paziente. Nei soggetti più giovani si predilige una protesi totale, nei più anziani (se il caso lo consente) una protesi totale, così da gravare meno con un intervento leggero e non eccessivamente invasivo.

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